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Giornalismo veneto in lutto: si è spento l'ex presidente Bellinetti

Martedì 26 Aprile 2016

Si è spento ieri a Verona Michelangelo Bellinetti, per molti anni presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto e consigliere nazionale dell'Ordine.
Per l'Ordine Veneto aveva finito di curare da poco il volume 'La storia di tante storie', il racconto di giornali e giornalisti della regione.
Il Consiglio dell'Ordine e tutti i colleghi si stringono attorno alla moglie Maria Teresa e alla figlia Maria Caterina.

I funerali si svolgeranno giovedì 28 aprile alle 14.15 nella chiesa di Santissima Trinità a Verona.

Amadori: "Con Michelangelo Bellinetti scompare un pezzo importantissimo della storia del giornalismo Veneto"

"Con Michelangelo Bellinetti viene a mancare un pezzo importantissimo della storia del giornalismo Veneto - dichiara il presidente dell'Ordine, Gianluca Amadori - Un grande uomo, un professionista di altissimo livello, uno studioso che ha onorato il giornalismo per quasi 50 anni, prima sulle colonne del Gazzettino, poi su quelle dell'Arena, impegnandosi in prima persona anche per le istituzioni professionali come presidente dell'Ordine regionale e come consigliere nazionale. A lui va il ringraziamento di tutti i colleghi, per l'esempio di umanità, correttezza, integrità che lascia alla professione. Anche nell'ultimo periodo, dopo il pensionamento, si era messo a disposizione della categoria, collaborando con l'Ordine per la realizzazione del volume "La storia di tante storie", che racconta gli ultimi 150 anni dei giornali e giornalisti del Veneto, da poco dato alle stampe. Ci mancheranno la sua umanità, la sua profonda cultura, la sua visione lucida del giornalismo e del mondo dell'informazione.

Il ricordo di Orazio Carrubba: "Grazie Mike"

Parlare di un amico, ricordare un collega che ci ha lasciato dopo sei mesi di lotta contro un nemico implacabile, è come scalare una parete di ghiaccio. Si rischia ad ogni momento di scivolare nella commozione, che è uno dei peccati che un giornalista non può permettersi. Meglio perciò rimanere in cronaca, come lui stesso raccomandava ai giovani colleghi.

Michelangelo Bellinetti, figura centrale del giornalismo veneto di questi anni, nasce a Padova il 4 agosto del 1941. Siamo in piena Seconda guerra mondiale ed il padre è lontano, impegnato nella campagna di Russia da dove come tanti non tornerà più. E sarà il rimpianto di questa figura, lui figlio unico, che ne caratterizzerà la formazione ed il carattere, in apparenza sempre allegro e vivace, ma per chi l'ha conosciuto da vicino con momenti di profonda malinconia. Cresce come tanti della sua generazione, lui però ha qualcosa in più: è curioso, attirato da ogni novità, sente irresistibile crescere in lui la passione per il giornalismo. Non per niente in famiglia c'è quel Pino Bellinetti, già direttore del Corriere Padano, scrittore ed intellettuale di spicco nella prima metà del novecento.

Finito il liceo, giovanissimo, parte così per Milano dove approda a quella grande scuola de "La Notte" di Nino Nutrizio, che formerà decine di grandi giornalisti. Lì, gli si spalanca il mondo. Lavora in cronaca e farà conoscenze ed amicizie che dureranno per tutta la vita. All'inizio degli anni '70, torna in Veneto e prende servizio a "Il Gazzettino", prima in cronaca, con Delfo Utimpergher, poi alla redazione cultura e spettacoli, che dirige in pratica da solo. Nella storica sede di Ca' Faccanon, a Venezia, Michelangelo è un vulcano di idee e chi gli sta vicino non si annoia di certo. Ha suggerimenti per tutti, inchieste ed approfondimenti da portare a termine, ma non si prende mai sul serio, capace com'è di portare anche una vena di goliardia in quell'ambiente ancora austero. Lui si divide tra Venezia e Rovigo, dove si è sposato e vive con Maria Teresa, il grande amore della sua vita, ma con il passare degli anni sente sempre di più il bisogno di nuovi orizzonti. L'occasione gli si presenta nel '76, quando a Padova nasce "L'Eco" e il direttore Gino Colombo lo vuole vicino come caporedattore. Sarà il suo braccio destro e di quell'esperienza gli rimarrà un ricordo indelebile. Ma il giornale ha vita breve e Michelangelo torna a Milano, questa volta in via Solferino al "Corriere della Sera" dove vivrà gli anni difficili del terrorismo.

La nostalgia per il Veneto è però troppo forte e dopo pochi anni, decide di rientrare. "L'Arena" gli spalanca le porte, lo chiama come caporedattore delle pagine culturali e qui Michelangelo vive forse i suoi anni più belli. Professionalmente diventa il punto centrale del mondo intellettuale veronese. Con lui le pagine de "L'Arena" ospitano firme prestigiose e crescono di autorevolezza; il suo prestigio è tale che anche l'Università lo vuole tra i suoi docenti. Insegna Storia del giornalismo, non c'è convegno dove non sia presente, ma non si ferma qui. Generoso com'è, trova anche il tempo di dedicarsi ai colleghi e ne diventa un punto di riferimento, prima come presidente dell'Assostampa veronese, poi come presidente dell'Ordine regionale. Ricoprirà quell'incarico, sempre mantenendo il suo ruolo al giornale, per tre legislature, poi entrerà a far parte del comitato esecutivo dell'Ordine nazionale. E non c'è collega che si sia rivolto a lui per un consiglio o un aiuto che non sia stato trattato come un fratello. Quando arriva il momento della pensione quasi non se ne accorge. Generoso com'è, talmente impegnato con l'Università, con la scuola di giornalismo "Dino Buzzati", con le sue preziose ricerche di storia moderna, con le pubblicazioni che gli vengono richieste, non smette mai di lavorare. E l'ultima sua opera, dedicata alla storia del giornalismo veneto dall'unità d'Italia, testimonia questo impegno a cui dedica con passione gli ultimi due anni della sua vita: un grande atto d'amore verso la professione ed il ringraziamento per i tanti colleghi che ci hanno preceduto. Se "La storia di tante storie" oggi è in tutte le librerie e nelle case dei giornalisti veneti, lo dobbiamo soprattutto a lui e non poteva lasciarci un regalo più bello.

Mike se n'è andato la sera del 25 aprile, lasciando un vuoto incolmabile nella moglie Maria Teresa e nell'adorata figlia Maria Caterina. Noi non siamo riusciti nemmeno a dirgli grazie ma lo facciamo ora. Ciao Mike, ti vogliamo bene.

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