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ELEZIONI ORDINE, IL PERCHÉ DI UN RINVIO NON CONDIVISO

Martedì 29 Settembre 2020

Non è mai accaduto che le elezioni dell’Ordine, disciplinate da una legge, siano state rinviate da un presidente nazionale in questo modo, con l’opposizione di gran parte degli Ordini regionali, tra cui il Veneto. Ciò che si è verificato merita dunque di essere raccontato: cercheremo di farlo il più sinteticamente possibile, e poi ciascuno trarrà le proprie conclusioni.

22 GIUGNO: il presidente del Cnog, Carlo Verna indice le elezioni alla scadenza di legge, indicando le date del 27 settembre, 4 e 11 ottobre in modo da poter rinnovare Consiglio nazionale e Consigli regionali in scadenza nella seconda metà di ottobre (le elezioni avvengono per prassi accorpate per evidenti ragioni di economia).

28 LUGLIO: a macchina elettorale già avviata, nel corso di una Consulta appositamente convocata da Verna, il presidente dell’Ordine regionale della Lombardia, Alessandro Galimberti, e quello della Campania, Ottavio Lucarelli, annunciano di non voler aprire i seggi a causa dell’emergenza Covid (in quel periodo peraltro ai minimi). Anche altri tre Ordini regionali sono preoccupati e si dichiarano favorevoli ad un rinvio. La maggioranza dei 20 Ordini regionali è invece contraria e chiede il rispetto della legge, ovvero di votare nelle date indicate, evidenziando come nelle stesse settimane sia previsto il voto in tutta Italia per referendum e amministrative, nonché la riapertura delle scuole: solo i giornalisti sono a rischio se vanno a votare? Peraltro un rinvio lungo sarebbe possibile soltanto attraverso un apposito provvedimento legislativo. Un rinvio breve appare inutile, anzi controproducente: il rischio Covid a novembre sarà sicuramente maggiore.
Verna cerca insistentemente di convincere la maggioranza ad accettare il rinvio e, invece di diffidare chi rifiuta di convocare le elezioni, incredibilmente prospetta responsabilità a carico di chi pretende il rispetto della legge.
Nelle settimane successive da entrambe le parti si scrive al ministero vigilante, quello della Giustizia, per avere indicazioni, per chiedere un intervento.
Passano le ferie estive senza novità, senza alcun contrordine: le elezioni sono sempre fissate per settembre/ottobre e, come dovuto, entro la scadenza dei termini utili indicati dalla legge 69/1963, 18 Ordini regionali su 20 convocano le elezioni nelle date stabilite fin da giugno.

Il 10 SETTEMBRE 4 componenti dell'Esecutivo nazionale si dimettono in contrasto con la decisione di Verna, e del resto dell'Esecutivo, di inviare una singolare diffida al ministero.

L’11 SETTEMBRE il ministero della Giustizia risponde alle istanze ricevute tra luglio e agosto scrivendo nuovamente che non vi è alcuna emergenza sanitaria che giustifichi un rinvio e che le elezioni devono tenersi regolarmente il 27 settembre, 4 e 11 ottobre. E che solo un’emergenza sanitaria dichiarata dalle autorità preposte potrebbe impedire il voto.

Ma Verna, il 15 SETTEMBRE, a solo 12 giorni dalla prevista apertura dei seggi, firma una nuova delibera con cui sposta le elezioni all’8, 15 e 22 novembre: la motivazione non è più il Covid, ma l’asserito obbligo di voto in contemporanea di tutti e 20 gli Ordini regionali, indicato nel parere di un legale investito della questione dallo stesso presidente del Cnog.

Una parte degli Ordini regionali, tra cui il Veneto, chiedono l’intervento del ministero il quale, la sera del 22 SETTEMBRE, risponde di non avere la potestà per dichiarare l’illegittimità della delibera di spostamento delle elezioni, sulla quale può pronunciarsi solo un giudice. Ma lo spostamento delle elezioni è avvenuto troppo a ridosso per consentire qualsiasi ricorso al Tar.

RISULTATO: decine di migliaia di euro gettati al vento (di cui qualcuno dovrà rispondere). E un precedente pericoloso: da oggi è stato introdotto il principio in base al quale il rifiuto immotivato di convocare le elezioni da parte di un solo Ordine regionale è in grado di bloccare tutto e privare i giornalisti del diritto di poter rinnovare gli organismi di categoria come la legge prevede.

In un comunicato del 22 SETTEMBRE il presidente Verna ha annunciato che Lombardia e Campania hanno già convocato le elezioni per le nuove date di novembre: a tutt’oggi sui rispettivi siti internet non vi è traccia di alcuna notizia relativa alle elezioni, tantomeno di avvenuta convocazione delle stesse.

L’EMENDAMENTO. Nel frattempo è emersa l'esistenza di un emendamento (fino a quel momento sconosciuto) presentato in Senato da 4 parlamentari dei 5 Stelle, che propone una mini riforma della Legge professionale e il contestuale "congelamento", fino al 31 ottobre 2021, degli attuali Ordini nazionale e regionali: una curiosa coincidenza.

 

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