La guerra e i volti dei bambini

L’immagine del bambino, come qualsiasi dato personale che lo riguardi, dovrebbe entrare nel sistema mediatico solo quando ciò sia indispensabile o, ancora meglio, solo quando la sua pubblicazione sia nell’interesse del bambino. Lo ricorda il Garante per la protezione dei dati personali nel comunicato del 4 marzo 2022, richiamando l’articolo 7 delle Regole deontologiche e interpretandolo alla luce dell’attuale guerra scoppiata in Ucraina.

Si rischia, infatti, che la continua presenza dei volti disperati di bambini in televisione, sui giornali e sui social network porti i più piccoli “in guerra una seconda volta, nella dimensione digitale”. Inoltre, la diffusione di tali fotografie perseguiterà quei bambini per sempre, esponendoli a discriminazioni sociali, culturali, religiose o politiche.

E’ anche opportuno ricordare che la Carta di Treviso, nello specifico caso dei minorenni malati, feriti, svantaggiati o in condizione di difficoltà, richiede espressamente non solo il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale, ma anche una particolare attenzione e sensibilità nella diffusione delle immagini. Devono essere evitati, infatti,  “sensazionalismi, strumentalizzazioni o sfruttamento mediatico in nome di un sentimento pietoso” e va sempre rispettato “il prevalente interesse del minorenne”.