Coronavirus, no agli "sciacalli" delle rassegne stampa e dei giornali diffusi gratis sui social e via chat

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No agli "sciacalli" dell’informazione. 

L'Ordine dei giornalisti del Veneto denuncia la pratica, sempre più diffusa, di postare sui social o inviare su chat pagine o addirittura interi giornali e rassegne stampa in violazione delle norme sul diritto d'autore e della proprietà intellettuale del lavoro dei giornalisti, in particolare della carta stampata. 

"L’informazione non può essere gratis e va fermato il sistematico e quotidiano saccheggio del lavoro dei giornalisti e di quanti lavorano nel settore dell’editoria", dichiara il presidente Gianluca Amadori.

 

Sono necessari interventi normativi e delle autorità statali a tutela e a sostegno dell'attività editoriale, sul modello francese, dove il Garante della concorrenza francese ha intimato a Google di per avviare, entro tre mesi, trattative con editori o agenzie di stampa che chiedono di essere retribuite per le notizie utilizzate dai colossi del web.

"Polizia postale e magistratura, già impegnate su questo fronte, sono invitate ad intensificare i controlli per interrompere questo scandalo - prosegue il presidente Amadori - In ballo vi è la sopravvivenza delle aziende editoriali e con essa il futuro dell'informazione che, lo stesso sottosegretario all’editoria, Andrea Martella, ha più volte riconosciuto come bene primario per gli equilibri democratici".

L'Ordine sollecita anche gli editori a difendere con maggiore convinzione e impegno i propri prodotti editoriali, segnalando gli abusi alle autorità competenti.

Tutti i casi di violazione delle norme sul diritto d'autore e sulla proprietà intellettuale di cui si rendano responsabili giornalisti iscritti all'Albo professionale vengono segnalati al Consiglio di disciplina (Cdt) per l'avvio di procedimenti disciplinari. Finora il Cdt si è già occupato di casi di "articoli copiati" o "fotografie rubate", sanzionando i giornalisti responsabili.