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L’emergenza sanitaria diventa emergenza democratica

Mercoledì 15 Aprile 2020

Attacco al diritto di cronaca e liti temerarie

In Basilicata il direttore generale dell’azienda ospedaliera potentina vuol mettere il bavaglio alla libera informazione annunciando querele e richieste risarcitorie (siamo alle liti temerarie?) contro tutti i giornali locali, accusati di ledere l’immagine dell’ospedale, mentre il commissario all’emergenza sanitaria – che è anche presidente della Regione – si sottrae alle conferenze stampa. Analoghi rifiuti a rispondere alle domande dei giornalisti si registrano in altre regioni: dalle Marche, alla Sardegna. E non soltanto. Si diffonde la pratica della disintermediazione che reputa un disturbo la fatica della democrazia.

I presidenti e i vicepresidenti degli Ordini regionali dei giornalisti , nell’esprimere sostegno all’azione degli Ordini di Basilicata, delle Marche, della Sardegna e di tutte le realtà nelle quali si sono verificati analoghi preoccupanti comportamenti, chiede con forza che sia pienamente garantito il diritto-dovere di cronaca e di critica e stigmatizza il comportamento delle pubbliche autorità che negano il diritto all’informazione per i cittadini. Un diritto che è ancora più importante in un momento drammatico come quello che il Paese sta vivendo.

Lo si deve a quanti combattono in prima linea (medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, lavoratori dei settori essenziali, giornalisti). Lo si deve a chi, aggredito dal male, sta soffrendo negli ospedali, nelle case per anziani, nelle abitazioni, o chiede (a volte, purtroppo, inutilmente) di poter accedere a un tampone per ottenere cure tempestive. Lo si deve ai tanti morti, vittime del Covid 19, alle cui famiglie esprimiamo il nostro più sentito cordoglio.

In un Paese democratico non esistono “uomini soli al comando”. Nessuno, approfittando di questa drammatica emergenza, può sentirsi autorizzato a sottrarsi al principio della massima trasparenza. Chi, pro-tempore, è chiamato a ricoprire pubbliche responsabilità ha il dovere di dare conto alla collettività delle modalità e dei criteri delle proprie scelte e dei propri comportamenti che devono essere improntati, con spirito di servizio, al perseguimento del bene pubblico e dell’interesse generale. Ha il dovere, dunque, di rispondere alle domande, anche quando esse possono apparirgli “scomode”. Perché il Paese risorga è ineludibile la difesa del diritto e dei principi costituzionali. Non c’è resurrezione senza libertà di stampa.

I presidenti e i vicepresidenti degli Ordini regionali dei giornalisti

 

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