Giornalismo e responsabilità. Dite la vostra

Lettera aperta del presidente dell'Ordine del Veneto Gianluca Amadori. "La responsabilità del giornalista per un’informazione rigorosa e corretta"

La riflessione del presidente dell'Ordine del Veneto Gianluca Amadori ha stimolato un dibattito tra i colleghi sul futuro (anzi, sul presente) dell'informazione e della professione. 
Dibattito indispensabile per poter affrontare con piena consapevolezza questa fase di grandi trasformazioni, in cui le regole del buon giornalismo devono essere poste al centro. Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare una pagina nella quale condividere commenti, opinioni, proposte, preoccupazioni. Iniziamo pubblicando i primi interventi arrivati all'Ordine. Chi vuole può dire la sua scrivendo a 
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Finalmente qualcuno che in un ruolo istituzionale dice le cose chiaramente. Condivido parola per parola quello che hai scritto nella tua lettera di un paio di giorni fa. Io sono fuori dal mestiere attivo e per precisa scelta una volta arrivato alla pensione non ho più scritto una riga, ma non per questo dimentico tanta e così importante parte della mia vita. Quello che scrivi lo andavo sommessamente dicendo da anni finchè ero in servizio attivo: abbiamo progressivamente distrutto con le nostre mani alcuni dei più importanti capisaldi di questo mestiere per lasciare spazio all'improvvisazione, al pressapochismo, alla mancanza di professionalità e di cultura. non te la faccio troppo lunga anche perché, come ti ho detto poco sopra, non c'è una virgola di quello che hai scritto che io non sottoscriva.
Grazie, anche a nome di chi verrà dopo di noi a fare questo mestiere, che saràpure molto cambiato ma certo non nei suoi fondamentali.
Claudio Pasqualetto Venezia

 

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Mi riferisco alla newsletter dell’Ordine. Condivido parola per parola quello che hai scritto. Anche se temo che ormai la professione abbia preso una pessima piega...
Davide Camera Venezia


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Volevo ringraziarti della mail che ci hai mandato oggi. Tutto scritto molto chiaro,condivisibile e che mi fa sperare sul fatto che ci siano chiare linee guida e che se le seguiamo c'è qualcuno che ci supporta e difende questa condotta.Sembra scontato, ma non lo è. 
Grazie davvero!
Maria Vittoria Adami Verona

 

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Giungono a proposito queste tue note proprio in un momento in cui l'attenzione per le notizie è importante. Come territorio del Delta ci è capitato un servizio a tutta pagina dove si dice "Barricata, spiaggia orribile" tra le più brutte d'Italia. Un danno incalcolabile per il Delta. Un giornalista del Gazzettino di Rovigo ha ascoltato la trasmissione Rai Caterpillar. Si parlava di spiagge più brutte. Si lancia un sondaggio e oltre 400 rispondono ma della spiaggia di Barricata nemmeno l'ombra o meglio un msg cita Barricata. Il giornalista che credo sia della nostra terra prende il computer e fa l'articolo che ha messo in subbuglio il Delta e il Polesine. Ecco il controllo, la verifica delle notizie che tu caro Presidente tratti nella tua comunicazione. Io collaboro con il settimanale della Diocesi di Chioggia - Nuova Scintilla - e il direttore don Vincenzo Tosello, questo lo fa e come. Al di là del caso specifico, hai fatto bene a fare la riflessione perché anche ai "grandi" potrà servire.
Luigino Zanetti Porto Tolle (Ro)  

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Vorrei ringraziare personalmente il Presidente per questo messaggio che mi rende più orgogliosa di essere giornalista. 
Spesso infatti, evidenziando l'andamento generale del mondo dell'informazione,la scelta di diventare giornalista mi è pesata. La rincorsa al sensazionalismo,la superficialità nel trattare tematiche importanti, il silenzio sulle tante piccole buone notizie, semplicemente perché... non fanno notizia. E sono solo alcuni cattivi esempi di una lunga lista, purtroppo.
Questo agire non rispecchia la professionalità di chi invece vuole approfondire, dare il giusto spazio ai vari settori della cronaca, senza dimenticare che esiste tanta positività da raccontare e trasmettere ai propri lettori, ascoltatori e spettatori. 
Confido nel fatto che queste riflessioni condivise possano rappresentare, nel tempo, quel cambio di rotta ormai necessario perché la professione si riappropri del suo inestimabile valore. Nel frattempo è necessario che ognuno faccia quotidianamente la propria parte.
Laura Zanella

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Caro Presidente,
penso che ti ricordi di quando ci incontravamo a Venezia da giovani cronisti,io per l'Ansa, tu per il Gazzettino. Da molti anni ormai lavoro all'estero,attualmente come responsabile dell'ufficio per il Medio Oriente, con sede a Beirut.
Ti scrivo per dirti quanto mi ha confortato il tuo messaggio su 'Giornalismo e responsabilità', in cui dai voce a convinzioni e paure che vado maturando ormai da tempo sul futuro (se non ormai sul presente) della nostra professione.Si tratta di un malessere diffuso in diverse redazioni, come mi dimostrano i mugugni o i commenti ironici di vari colleghi, ma che nessuno ha avuto fino ad oggi il coraggio di affrontare a viso aperto. Sono quindi veramente rincuorato dalla tua affermazione che e' ormai arrivato il momento di aprire "un ampio dibattito nell'ambito della categoria, coinvolgendo i vertici delle redazioni e delle aziende editoriali". Ma, aggiungerei,anche esponenti del mondo politico e altri soggetti che spesso diventano'complici' nella rappresentazione drogata e stravolta della realtà a causa del cortocircuito mediatico in cui tanti si sentono in dovere di commentare presunte notizie non verificate per il desiderio di apparire o per cavalcare a fini personali questo o quel 'caso' particolare.  
Inutile dirti che quanto tu dici a proposito di fatti di cronaca vale anche per l'informazione sull'estero. Io ne ho una dimostrazione quotidiana in questa regione, sconvolta da anni di violenze seguite alle 'Primavere Arabe'. La lista delle 'bufale' che hanno riempito e continuano a riempire le pagine dei quotidiani e i telegiornali e' veramente lunga, e per non tediarti rinuncio a ricordare anche gli episodi piu' eclatanti. Basti riflettere per un attimo sul clima di terrore creato negli ultimi giorni su un 'fatto' inesistente: che cioè le orde dell'Isis siano calate dall'Iraq e dalla Siria per avanzare in Libia, e che siano in procinto di lanciarsi all'attacco dell'Italia. La realta' e' che alcune centinaia di miliziani di altri gruppi armati islamici gia' presenti in Libia (e per nulla pacifici) hanno giurato fedelta' all'Isis (per convinzione, o per la speranza di un miglior trattamento economico, o perche' catturati dalla propaganda del Califfato che noi occidentali contribuiamo entusiasticamente a diffondere, o per tutti questi motivi insieme) riunendosi attorno ad un nucleo di circa 300 ex combattenti dell'Isis rientrati dalla Siria e dall'Iraq. L'uccisione - fatto terribile, certamente - dei 21 ostaggi cristiani egiziani e l'affermazione di uno dei boia nel video che l'Isis era"a Sud di Roma" hanno indotto gran parte dei media ad alimentare un clima da psicosi in cui e' stato bandito ogni tentativo di riflessione per dare libero corso esclusivamente alle emozioni, prima fra tutte la paura. Un morbo che ha contagiato diversi politici, i quali a loro volta lo hanno alimentato parlando con leggerezza di possibili interventi militari a difesa della Patria.
Un grazie di cuore, quindi, per le tue parole, con l'auspicio che l'iniziativa da te caldeggiata possa concretizzarsi e servire a ridare speranza e dignita' alla nostra professione.
Un caro saluto dal Libano,
Alberto Zanconato

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Egregio Presidente,
la tua lettera è sicuramente un richiamo, un consiglio e in particolare una comunicazione efficace per noi giornalisti che operiamo ormai da alcuni anni nel settore-Informazione come inviati, direttori e responsabili di ciò che pubblichiamo con mezzi cartacei, Tv o web.
Facciamo parte di un Ordine e possediamo un tesserino di riconoscimento per l'Attività che svolgiamo e questo, spesso, valorizza la nostra Attività e la rende in qualche modo privilegiata. Altre ci sentiamo coinvolti in una informatizzazione globale in cui ognuno, blogger o navigatore-opinionista,semplice Attore comunica il proprio pensiero con ambizione e autorevolezza.
Hai richiamato giustamente le norme deontologiche, tutela dei minori e Carta di Treviso, emulazione dei suicidi dopo notizie-shock, rispetto e netta distinzione tra informazione e pubblicità. Questi ed altri sono sicuramente i capisaldi della nostra professione, anche lo Spettacolo va gestito in maniera seria e precisa senza esaltare il fatto o affermare con titoli esagerati e frasi ad effetto una semplice notizia rendendola Show o Festival delle Parole.
Ci sono anche giornalisti che si occupano di Feste, Eventi,Fiere e Spettacoli,scrivono o documentano con video e foto questi Avvenimenti. E' importante che,in questi casi, ciò sia fatto sempre con uno stile rigoroso, semplice e trasparente, completo nell'informazione e nelle fonti e che riveli sempre una verità di notizia il più oggettiva e soggettiva possibile.
La Responsabilità è il principio-base del nostro Lavoro e, personalmente, cerco di perseguire questi Valori, da Te indicati e imparati giorno per giorno,notizia per notizia nel corso dei Servizi che realizzo.
A volte mi sento penalizzato sotto il profilo del riconoscimento economico,dirigo un giornale on-line dal 2002 e collaboro saltuariamente con altre Emittenti, non sempre la retribuzione è congrua all'Impegno.
Credo ancora in questo eccellente Lavoro e continuo fiducioso a scrivere e a riprendere i fatti e le notizie della quotidianità che incontro. Apprezzo estimo colleghi e operatori dell'informazione, Amo il giornalismo nelle sue forme più varie che devono, come hai ricordato in questa tua bella Lettera,seguire principi e regole basilari di insegnamento, lealtà e correttezza.
Un Grazie sincero
Giovanni Levis

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Carissimo Presidente, finalmente qualcuno che può farsi sentire riflette su questo argomento che purtroppo da almeno venti anni  è stato messo"sotto il tappeto" come si faceva con la polvere spazzata in casa!Tutti gli argomenti che hai toccato in questa lettera ai colleghi influenti,sono stati alla base di una decisione amara che ho dovuto prendere alla fine dello scorso secolo e che mi hanno fatto allontanare dalla professione che ho abbracciato fin da piccolo - invece di giocare con i soldatini mio padre mi ha messo in mano bozzone, forbici colla e strisciate , già cariche di tecnologia intrinseca dopo il disuso delle linotype - dopo che a fronte di diciotto annidi collaborazione quotidiana con il Sole 24 Ore e aver pubblicato quasi quindicimila articoli, anche l'Ordine di Venezia mi ha liquidato con una motivazione banalissima precludendo la mia unica possibilità di accesso all'esame da professionista!. Con tanta amarezza in bocca scrivo queste due righe di risposta che all'epoca mi hanno creato un vero e proprio cortocircuito costringendomi a rifiutare un mondo che per me era stato unico e idealizzato come una missione di vita. All'epoca, infatti, dopo vent'anni che il giornale mi remunerava inviandomi assegni anche da 1.500 lire, da un giorno all'altro ha cancellato la mia esperienza professionale maturata in tutti quegli anni di collaborazione, negandomi addirittura l'accesso alla mia posta:l'ufficio che usavo per la mia corrispondenza quotidiana con quella testata coincideva con l'ufficio pubblicità!!!! ... e che dire di più quando ti ritrovi da solo ( il sindacato ha fatto la sua parte solo da un punto di cista cartaceo facendosela ben retribuire con un 15% del compenso che ho concordato per quanto mi avevano fatto subire )contro un Editore di tanto spessore che è una potenza?ma ciò che all'epoca mi interessava per "andare avanti" era proprio l'esame per passare professionista: nonostante fossi stato consigliere, nonostante avessi mangiato pane e informazione da sempre .... Basta così sennò scado in una sterile retorica lagnosa !!!  Volevo solo complimentarmi per il coraggio, anche se dopo tanti lustri, ma che mi piacerebbe non restasse"lettera morta" in quanto professionalità vere ce ne  sono,eccome in questo Paese che vantava fino a diversi anni addietro di essere paragonato con la stampa inglese ....  Se ce ne fosse bisogno, Ti affiancherei volentieri nell'affrontare questa battaglia sulla deontologia, perché fare il giornalista .... è sempre meglio che lavorare !!! Ciao e scusa questo libero pensiero
Flavio Orati 

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Non intervengo mai ma questa volta mi congratulo sinceramente. Immagino la fatica che hai fatto nel calibrare ogni singola virgola di questo documento. La questione "generazionale", purtroppo, temo sia la chiave sostanziale.Nel senso dei vecchi generali dietro e della carne da cannone davanti.
Bravo, davvero.
Ciao
Gianni Favero Treviso

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Egr. Presidente,
non posso che condividere il richiamo che Lei fa.
Nel mondo di oggi troppo spesso ci si scopre dimentichi delle responsabilità che comporta l'essere giornalista, ma anche di quella dell'essere uomo, padre,madre.
Grazie,
Daniele Malerba

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Caro Presidente, sono a ringraziarti per averci ricordato i nostri diritti ma,anche i nostri doveri. Sottoscrivo fermamente quanto hai voluto sottolineare.Così facendo ci dai chiare indicazioni dalle quali non possiamo veramente mai più dire che ce le eravamo, tristemente, dimenticate perché nonostante questi tempi difficili anche per il giornalismo, noi dobbiamo continuare ad essere credibili per continuare ad essere portatori di libertà.
Grazie.
Armando Mondin

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Egregio Presidente,
Ho letto con attenzione il Tuo scritto di oggi. Ti ringrazio per quanto espresso che calza a pennello con il mio modo di essere collaboratore con un quotidiano in qualità di pubblicista da molti anni, e che proprio oggi,lamentandomi con il mio referente per non aver passato un mio pezzo  (già preannunciato) che parlava della presentazione per questa sera, di un libro racconto-verità di una tragedia dimenticata in cui 186 Italiani sono morti nel 1940 in una miniera -subito dimenticati da tutti, specie dopo il secondo esodo, portati ora alla cronaca da questo romanzo verità, mi son sentito dire: (Stai scherzando, non potevo mica rimandare una notizia su furti ai morti e tangenti, o di un raid ladresco! (Sic) Notizie che se date domani avrebbero avuto a mio avviso lo stesso effetto. La nera ed il pettegolezzo, purtroppo hanno la priorità su tutto. Ma certo, a mio parere, non fanno vendere di più.
Ti ringrazio per l'attenzione
Luciano Sandron

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Caro Presidente,
le tue sono parole sagge. Sacrosante. Ma era proprio necessario precipitare così in basso prima di capire che stiamo uccidendo, noi per primi, la professione che abbiamo scelto di svolgere? Ci stiamo autodistruggendo da almeno vent'anni. Abbiamo iniziato a farlo drogando le vendite dei quotidiani con i Bingo per acquisire lettori fasulli che ci hanno presto lasciati; abbiamo proseguito rincorrendo una informazione televisiva ammalata di protagonismo e di autoreferenzialità degenerata in talk-show da marionette. E' logico che ora non riusciamo più a capire chi siamo e cosa facciamo di fronte alla rivoluzione informativa generata dalle nuove tecnologie. Perché il nostro è fondamentalmente un problema di etica, non di compensi più o meno alti. Rai e Mediaset spendono cifre da capogiro per i loro giornalisti e non mi sembra che il risultato sia meno desolante di quanto non accada nelle tv private e nella stampa. Anzi, direi che sono le più cattive maestre di tanti giovani che aspirano a svolgere il nostro lavoro. Fermiamoci e parliamone, anche se io posso portare al dibattito soltanto  l'esperienza di chi è già pensionato. Non è mai troppo tardi per la riconquista della dignità perduta.
Dario Nicoli

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Caro Presidente,
condivido in pieno le Tue parole.
Mi sono soffermato in questi giorni proprio su due articoli (uno del Gazzettino e uno del Giornale di Vicenza) sul caso dei 300 euro di fattura recapitata al Comune di Nanto per il trasporto della salma dell'assalitore rimasto ucciso durante la rapina.
Entrambi i giornali hanno "girato" l'articolo in chiave indignata come se si trattasse di un privilegio il fatto che dovessero pagare i contribuenti e che comunque non fosse moralmente giusto visto che la persona è morta mentre stava compiendo un reato. Poichè ho lavorato nel settore della funeraria, Ti posso garantire come il trasporto di salma disposto dall'autorità giudiziaria o di pubblica sicurezza è sempre a carico del Comune dove il decesso è avvenuto. Bastava specificare questo aspetto e l'articolo adempiva ai normali doveri di cronaca. Probabilmente saremmo stati però di fronte ad una "non-notizia".
Produttivamente meglio cercare di creare uno scandalo dove non c'è. Ritengo tuttavia che queste scelte portino un vantaggio economico il giorno di pubblicazione dell'articolo, ma contribuiscano ad ingrossare la seria ipoteca che grava su tutto il settore dell'informazione.
Ti ringrazio per le precisazioni e l'appello che hai ritenuto di inoltrare.
Cordialità e buon lavoro
Francesco Palombi


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Buongiorno Presidente,
ho letto di recente la sua comunicazione riguardo "giornalismo e responsabilità", condividendone i contenuti e trovando al suo interno interessanti riflessioni a riguardo.
Sono un giornalista pubblicista iscritto all'albo Veneto ma soprattutto un editore indipendente (gestisco da anni un network di pubblicazioni e siti web).
Le scrivo per segnarle una storia che mio malgrado mi vede protagonista. In breve, sono stato denunciato dall'ex deputato di Forza Italia (ed ex avvocato di Berlusconi) Maurizio Paniz, per diffamazione. Ad aprile avrò l'udienza.
La cosa incredibile è che la presunta diffamazione non è ad opera mia, ma di un utente anonimo che ha inserito un messaggio all'interno di un forum (di mia proprietà), in cui esprimeva una critica politica nei confronti dell'ex "onorevole".
Non solo: su richiesta dell'ufficio di Paniz, ho provveduto a rimuovere la parte di quel messaggio presumibilmente diffamatoria. Ciò nonostante, oggi sono coinvolto in questa sorta di battaglia alla Davide contro Golia.
Qui può trovare tutti i dettagli della faccenda: http://www.matteogracis.it/accusato-per-diffamazione-dal-sig-paniz-vicenda-che-ha-dellincredibile/
Matteo Gracis 


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Fa onore all’Ordine del Veneto la riflessione del suo presidente Gianluca Amadori sulla responsabilità dei giornalisti. E’ dal proprio interno che si possono cambiare le cose ed evitare che il livello di credibilità della categoria scenda ancora più in basso. Non basta la famosa e ormai lontana sentenza della Cassazione a sezioni unite sull’obbligo di verificare le fonti. E’ una questione più generale sul modo di dare la notizia  (invece si pensa alla pancia dei lettori prima di tutto) e di renderla subito completa almeno sul piano dialettico, cosa che non sempre si fa, ossessionati come si è dall’idea di dare o prendere un buco specie nei settori della nera e della giudiziaria..
Più o meno consapevolmente i giornalisti esercitano individualmente un potere e, come tutti i poteri, anche il loro va bilanciato. Penso che l’Ordine debba avere una funzione importante anche nel monitorare ancora di più i comportamenti oltre che organizzare corsi  gli indispensabili aggiornamento. Non è pensabile che, per com’è strutturata la professione all’interno dell’impresa editoriale, l’etica individuale si affermi sempre e comunque sulle esigenze di mercato. Queste esigenze accompagnano come un’ombra la vita del giornalista, si respirano nell’aria senza che ci sia bisogno di affermarle. Il grande pericolo sta più nell’autocensura che nella (improbabile o rara) censura.  Naturalmente non parlo dell’autocensura che ti fa nascondere una notizia, quanto piuttosto di quella che ti fa passare in secondo piano il rigore, l’attendibilità, la verifica, la continenza in nome di obiettivi che a volte non collimano proprio e solo con l’informazione. D’altra parte a chi obietta che i giornali vanno venduti per essere letti si potrebbe ricordare che, alla lunga, è molto più dannoso il cattivo giornalismo di uno strillo che un’informazione magari più misurata ma rispettosa al massimo della persona. Né può valere, a mio avviso, la scusa che non c’è (più) tempo per verifiche e approfondimenti. I lettori non perdonano, si disaffezionano sempre di più.  Peraltro non è affatto scontato che saranno meglio serviti dal web, perché anche qui i problemi di attendibilità, di verifica, di rispetto della privacy restano giganteschi. E’ il paradosso post moderno della comunicazione: i suoi mezzi ci spalancano il mondo intero in tempo reale ma la sua autenticità è sempre più a rischio e difficile da controllare. 
Flavio Olivo Belluno 

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Il Consiglio Direttivo dell’AIART - Associazione spettatori - di Verona  constata con vero rammarico l'esposizione giornalistica avvenuta sul quotidiano L'Arena del fatto di cronaca accaduto nei giorni scorsi e che vede come protagonista uno studente di un Istituto superiore di Verona. 
“Brutto voto, ragazzino si spara”: titolava l'Arena il 26 marzo in prima pagina  ed ancora le locandine di presentazione del quotidiano esponevano la medesima frase. 
In data 31 marzo abbiamo constatato nuovamente la citazione in prima pagina dello stesso fatto: “Mi sono sparato perché ho deluso chi amo” con medesima esposizione nella relativa locandina.
Come Associazione rivolta alla tutela della buona comunicazione riteniamo che alla vicenda sia stata data davvero un’enfasi eccessiva.
Ci preoccupano i possibili effetti negativi  di ricaduta sulle giovani personalità in formazione quali bambini e adolescenti che sicuramente avranno letto per strada i titoli esposti.
Ci preme ricordare che l'emulazione degli atti autolesivi (effetto Werther) è un dato di fatto preoccupante riconosciuto dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ci permettiamo quindi sollecitare una maggiore sensibilità nell'esposizione dei fatti di cronaca che riguardano atti di autolesionismo.
Il Consiglio Direttivo dell’AIART - Associazione Spettatori - Onlus di Verona